Approfondimenti

Dissezione della tradizione haiku: parte 1 | Fay Aoyagi

Proponiamo qui, con il permesso dell’autrice, un articolo di Fay Aoyagi precedentemente apparso su Frogpond.
Traduzione dall’inglese di Leonardo Lazzari.


Fiori e piante

In questa serie di saggi prenderò in esame uno degli elementi tradizionali dello haiku: il kigo. Mi piacerebbe condividere il punto di vista di un non-tradizionalista. Mi concentrerò su come io uso un kigo quando scrivo uno haiku in inglese. Anche se molti degli esempi che riporterò sono opera di autori giapponesi, il mio obiettivo principale non è quello di confrontare lo haiku nipponico e quello anglofono. Inoltre, non è mia intenzione dirti come dovresti scrivere haiku. Credo nella diversità e ho fiducia nella sensibilità degli autori. Spero che il mio approccio al kigo possa rendere più profonde le tue esperienze con lo haiku. Questa prima parte riguarda fiori e piante, a seguire tratterò di animali, uccelli, luna, vento, festività e ricorrenze.

Nello haiku americano, il rapporto tra uomo e natura è stato enfatizzato. Nella maggior parte degli haiku pubblicati negli Stati Uniti, ad esempio, il poeta è invisibile, resta solo un osservatore della natura. Molti haijin occidentali sembrano credere che lo haiku debba essere un semplice sumi-e o una tranquilla natura morta. Ma gli haiku possono essere colorati quanto i quadri di Van Gogh o astratti come le opere di Picasso.

Il fulcro dei miei componimenti è rappresentato dalle mie emozioni in quanto donna, in quanto giapponese, in quanto immigrata. Ciò che sono è l’ingrediente fondamentale dei miei haiku. Per trasmettere i miei sentimenti, mi affido a un kigo. Talvolta, trovare il giusto kigo è il mio primo passo nella scrittura di uno haiku.

わたくしの骨とさくらが満開に
watakushi no hone to sakura ga mankai ni

le mie ossa

e i fiori di ciliegio,

sbocciati

Yasuyo Ohnishi[1] (tr. Luca Cenisi)

Il fiore di ciliegio è il fiore nazionale del Giappone. Sin dai tempi antichi numerosi poeti ne hanno scritto. Saigyo sognava di morire sotto un ciliegio in fiore.
Questi fiori così delicati erano anche il simbolo dei kamikaze durante la seconda guerra mondiale.
Ad aprile, le persone in tutto il Giappone si riuniscono sotto gli alberi in piena fioritura e festeggiano.

薔薇の園引返さねば出口なし
bara no sono hikikaesaneba deguchi nashi

giardino di rose –

l’unica uscita è ripercorrere

i propri passi

Kiyoko Tsuda[2] (tr. Luca Cenisi)

Mentre i fiori di ciliegio simboleggiano da dove vengo, le rose rappresentano la cultura occidentale e dove mi trovo ora. Credo che le rose richiedano molte attenzioni. Per avere un fiore splendido e perfetto, è necessario curarle con acqua, fertilizzanti e pesticidi. Le rose sono in qualche modo la manifestazione della cultura che ho preso in prestito. “Rosa” di per sé è un kigo estivo, ma io preferisco impiegarlo in uno scenario invernale. Ciò mi consente di mettere insieme immagini e sentimenti contrastanti.

winter roses –
I am tired of reading
between the lines

rose d’inverno –
sono stanca di leggere
tra le righe
                     Fay Aoyagi

“Ortensia” è il mio kigo floreale estivo preferito. Secondo il mio saijiki giapponese, le ortensie cambiano il loro colore dopo la fioritura per via di una sostanza chiamata flavone. Il termine più comune in giapponese per “ortensia” è ajisai, ma è anche chiamata shichi enge (sette cambiamenti).

紫陽花や登れといへる如く階
ajisai ya nobore to ieru gotoki kai

fiori d’ortensia –

è come se le scale

mi spingessero a salire…

Tatsuko Hoshino[3] (tr. Luca Cenisi)

A Kamakura, dov’è cresciuto Tatsuko, c’è un tempio chiamato Tempio delle Ortensie, famoso, appunto, per le sue ortensie. Lì delle salite ripide conducono dalla strada fino al tempio.

Mi piacerebbe essere un’esperta di botanica. Alcuni nomi inglesi di fiori sembrano molto interessanti ed evocativi; come Blue Witch, Indian Paintbrush, Johnny Jump-up e Solomon’s Seal.
白菊とわれ月光の底に冴ゆ
shiragiku to ware gekkō no soko ni sayu

io e il bianco crisantemo,

chiari sotto i raggi

della luna

Nobuko Katsura[4] (tr. Luca Cenisi)

La mia associazione con il crisantemo è un po’ complicata. Si tratta del fiore della famiglia reale giapponese. Un crisantemo è raffigurato in rilievo sui passaporti giapponesi. In un certo senso, è il simbolo di ciò che ho lasciato nel mio Paese nativo.
Ovunque io vada, qualunque cosa io faccia, sento di essere un crisantemo.

Una delle mie citazioni preferite sullo haiku è di Takajo Mitsuashi. Lei diceva: “scrivere uno haiku è come strappar via un frammento dalla mia pelle. Quel frammento strappato rappresenta una testimonianza della mia vita.”

蔦枯れて一身がんじがらみなり
tsuta karete isshin ganji garami nari

edera secca –

la sua stessa forma,

inestricabile…

Takajo Mitsuhashi[5] (tr. Luca Cenisi)

In Giappone, Takajo è una delle “4Ts” (famose autrici di haiku) insieme a Teijo Nakamura, Takako Hashimoto e Tatsuko Hoshino. Sono state pioniere all’inizio del XX secolo, quando il mondo dello haiku era dominato dagli uomini. Se un poeta si comporta da semplice osservatore della natura, il sesso del poeta può non essere importante. Tuttavia, se poni te stesso al centro delle tue opere, chi sei e come vedi il mondo diventeranno di cruciale importanza.

枯草の人思ふとき金色に
karekusa no hito omou toki kiniro ni

erba secca –

quando penso a lui,

ogni cosa è dorata

Masajo Suzuki[6] (tr. Luca Cenisi)

Masajo Suzuki, che ha vissuto una vita davvero interessante e piuttosto drammatica, ha mostrato un aspetto differente dell’erba secca. Ha visto la speranza nell’erba secca: nel profondo inverno, sentiremo i passi della primavera in avvicinamento.

Non essendo un’amante della natura, io vedo fiori e piante in modo diverso rispetto a un escursionista o un giardiniere. Potrebbe essere un esercizio utile scegliere quattro o cinque fiori importanti per te e comporre uno haiku basato sul perché ciascuno di essi ti attrae.

 

Immagine: Sakai Hoitsu, Crisantemi gialli e rossi, 1907.

[1] Gendai no Haiku (Modern Haiku Anthology), edited by Shobin Hirai, Kadokawa Shoten, 1982.

[2] Far Beyond the Field, edited and translated by Makoto Ueda, Columbia University Press, 2003.

[3] Dai Saijiki (Comprehensive Saijiki), edited by Shuoshi Mizuhara, Shuson Kato, Kenkichi Yamamoto, Kodansha, 1982.

[4] Dai Saijiki (Comprehensive Saijiki), edited by Shuoshi Mizuhara, Shuson Kato, Kenkichi Yamamoto, Kodansha, 1982.

[5] Far Beyond the Field, edited and translated by Makoto Ueda, Columbia University Press, 2003.

[6] Love Haiku: Masajo Suzuki’s Lifetime of Love, edited and translated by Emiko Miyashita and Lee Gurga, Brooks Books, 2000.

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