Con grande piacere pubblico qui quella che è stata la mia prima traduzione di uno haiku giapponese, perché se è vero che il primo bacio – per quanto goffo e pasticciato – non si scorda mai, io non dimenticherò neppure la prima traduzione.
泳ぐ少年見守る 少女夕蜩
oyogu shounen mimamoru shoujo yuu higurashi
una ragazza sorveglia[1]
un ragazzo che nuota
cicale della sera[2]
Tokihiko Kusama (tr. in italiano di Leonardo Lazzari).
Questo haiku, come ogni altro, rappresenta un piccolo mistero e quindi vorrei condividere con i lettori la mia interpretazione.
Da un punto di vista formale il componimento non rispetta lo schema 5/7/5, contando un totale di 20 more. Pur non presentando, inoltre, un taglio esplicito (kire 切れ), a livello semantico è evidente una pausa, uno stacco tra il secondo e il terzo verso.
Sul piano contenutistico, sappiamo che una figura maschile (shounen 少年, generalmente usato in riferimento agli adolescenti maschi) sta nuotando, una figura femminile (shoujo 少女, generalmente usato in riferimento alle adolescenti femmine) vigila su di lui e delle higurashi, cicale della sera, arricchiscono la scena. Perché la ragazza osserva attentamente il ragazzo? Perché non nuota con lui? Cosa vuole trasmettere l’autore inserendo le higurashi nello scritto?
Ebbene la chiave per comprendere il testo potrebbe essere rappresentata proprio da questi piccoli insetti, da non confondere con la generica cicala (semi 蝉), che in quanto kigo estivo darebbe una diversa connotazione all’opera. Higurashi è un kigo autunnale e indica una crescente malinconia: quando queste cicale iniziano a cantare, il sole estivo ha ormai perso la sua forza, il calore è svanito e il fresco della sera – momento in cui il verso della tanna japonensis si fa più intenso – si è trasformato in freddo. Nelle opere cinematografiche giapponesi e negli anime[3] il canto dei suddetti animali viene anche impiegato per sottolineare ed enfatizzare un capovolgimento di trama, una svolta nella narrazione. L’autore ci sta presumibilmente dicendo che per quanto la ragazza cerchi di sorvegliare e seguire con lo sguardo il ragazzo, verso cui – grazie alla sfumatura sentimentale del verbo mimamoru – intuiamo provi qualcosa, quest’ultimo nuota emblematicamente in mare aperto, si allontana da lei. I sentimenti che una volta scaldavano il cuore, dunque, ora si abbandonano alla malinconia, sfiorendo e ingrigendosi.
[1] Il verbo mimamoru 見守る, qui tradotto come sorvegliare, si scrive con i kanji di guardare (miru 見る) e proteggere (mamoru 守る) e si avvicina letteralmente al nostro vegliare, vigilare su qualcuno o qualcosa.
[2] La Tanna japonensis, nota soprattutto come higurashi o cicala della sera, è una specie di cicala ampiamente diffusa in Giappone, il cui canto è udibile principalmente tra l’inizio e la metà dell’autunno, talvolta anche alla fine dell’estate.
[3] Opere di animazione di produzione giapponese.
Immagine: Kitagawa Utamaro, Higurashi.